Honoré de Balzac - Eugénie Grandet-
Sinossi
A Saumur, Félix Grandet (papà Grandet) si è costituito, grazie a molte speculazioni fondiarie, una grande fortuna che ha l’uguale soltanto nella sua avarizia. Regna da tiranno nel suo ambiente familiare: sua moglie, la sua unica figlia, Eugènie, e la serva Nanon. Grandet è l’avaro classico che chiude tutto a chiave, e raziona tutto.
In un giorno di novembre 1819, si organizza una festa per i ventitré anni di Eugènie. Vi sono invitati i Cruchot e i Grassins, due famiglie rivali che sperano di sposare uno dei loro figli con la figlia di Grandet .
Sopraggiunge quindi Charles Grandet, il cugino di Parigi, il cui incanto ed eleganza non lasciano Eugénie indifferente. Charlef" type="Page" onload="" uniqueIetto miserabile della dimora dello zio. Eugénie si innamora del cugino, e poco poco anche il giovane condivide il tenero sentimento.
Charles reca una lettera redatta da suo padre e destinata a suo zio, papà Grandet. Una storia orribile v’è narrata: il papà di Charles, rovinato, e perseguitato dai creditori, si è suicidato. Charles non ha più un soldo, ma non lo sa. Crolla sotto gli squassi del dolore nel ricevere la notizia della morte del padre. Lungi dall’ intenerirsi, papà Grandet disprezza questo nipote squattrinato. L’insensibilità di suo padre colpisce Eugènie.
Il giovane cugino piange giorno e notte suo padre e tutta la sua disgrazia. Eugènie commossa, gli fa dono di tutto il suo denaro: pezzi da collezione regalatile dal padre. Questo regalo ha lo scopo di aiutare Charles a realizzare il suo progetto: partire per le Indie e farvi fortuna.
Charles piange di felicità di fronte alla bontà di Eugènie e le dà in scambio un nécessaire di toeletta in oro contenente il ritratto della madre e del padre defunti.
Dopo grandi giuramenti Charles ed Eugènie si scambiano un bacio e si promettono di sposarsi. Quindi Charles si imbarca per le Indie in cerca di fortuna e per cancellare il fallimento del padre...
La vita riprende, ma la partenza di Charles lascia un grande vuoto nella vita di Eugénie.
Un giorno dell’anno 1820, papà Grandet chiede come ogni anno, di vedere tutto l’oro che ha regalato alla figlia.
Quando apprende la notizia della sua scomparsa, esplode di rabbia. Nonostante le minacce di suo padre, Eugènie rifiuta di rivelargli il suo segreto. Il vecchio avaro decide allora di chiudere Eugénie in camera. Madame Grandet, che adora la figlia, è colpita nell’intimo da questa decisione. Cade malata e si indebolisce poco a poco. Quando comprende che alla morte della madre, Eugènie, rimasta unica erede, potrebbe esigere la divisione della successione patrimoniale, papà Grandet decide di riconciliarsi con la figlia.
Nel 1822, dopo due anni di un lungo calvario, Madame Grandet muore di consunzione. Grandet ottiene dalla figlia di rinunciare all’eredità materna. Eugènie accetta e vive al suo fianco occupandosi di lui. Attende invano notizie di Charles, che non gli scrive. Papà Grandet mette la figlia al corrente di tutti i suoi affari, quindi, nel 1827, muore a sua volta, ammirando febbrilmente i suoi scudi.
Eugènie, ormai ricca, riceve infine una lettera di Charles, nella quale egli le annuncia che ha attuato con successo un matrimonio di interesse. Ha in effetti sposato M.lle d’ Aubrion, che tuttavia non ama, ma che possiede titoli nobiliari. Eugènie si rassegna allora a sposare il vecchio presidente Cruchot de Bonfons. Pone soltanto due condizioni: che il matrimonio resti bianco e che egli paghi i debiti dello zio.
Alla morte del marito, Eugènie ritorna nella casa dei genitori. Nonostante la sua fortuna, vi vive meschinamente, riprende le abitudini del padre ma impiega la sua fortuna in opere di carità. Sola, nonostante il suo cuore generoso, condurrà un’esistenza monotona e sbiadita.
Considerato da molti il capolavoro di Balzac, "Eugénie Grandet" presenta due figure tra le più straordinarie della letteratura francese: Félix Grandet, commerciante ricchissimo, prigioniero della propria smisurata avarizia, e la figlia Eugénie, d'animo nobile e sensibile, prigioniera di un sogno d'amore. Due ritratti indimenticabili, tratteggiati con vigore e grande maestria psicologica, che si fronteggiano in un dramma di 'ordinaria famiglia'. Nulla può distrarli dal perseguimento del proprio credo, dalla fatale attuazione del proprio destino: nella scena memorabile della morte del vecchio Grandet, l'ultimo 'gesto spaventoso' è quello per afferrare il crocifisso dorato che il parroco gli porge, "e quest'ultimo sforzo gli costò la vita".